Dieta è una parola terribile. Innesca in noi un domino fatto di calcoli di kcal e nutrienti, bilance su cui guardare preoccupati chili, etti o grammi, brontolii dello stomaco di fronte a una gelateria a maggio, forse rabbia, frustrazione e, diciamolo, molta tristezza. Di per sé sarebbe anche una bella parola: dal latino diaeta, che a sua volta dal greco δίαιτα (dìaita), significa stile di vita. Tutti gli esseri viventi hanno il proprio stile di vita e quindi tutti abbiamo una nostra dieta.
Mi chiamo Clara Gastaldi, faccio parte del Centro Libenter e…sono una Dietista. Negli anni, tra pratica, formazione continua e esperienze diverse tra loro, ho coltivato una mia dimensione professionale, che nel Centro Libenter posso condividere, approfondire e in parte realizzare.
Ogni giorno è fatto di persone, domande e, a volte, risposte. Spesso mi sono chiesta (e continuo a chiededermi): quand’è che la parola dieta ci diventa tanto ostile?
Forse quando quella che ci viene proposta non è la nostra dieta ma una dieta, quando buttiamo giù di controvoglia forchettate di cibo perché “mi fa bene”, forse senza chiederci “mi piace?”, quando iniziamo a vedere il cibo come qualcosa che ci fa soffrire.
Il nostro rapporto con il cibo è molto complesso e cambia, nel bene o nel male, per nostra volontà o meno: a volte il cibo potrebbe essere un nemico da affrontare ogni volta ci ritroviamo vicino a qualcosa di commestibile, una grande e dolce passione in cui tuffare noi stessi e i nostri cucchiaini, un amico con cui trascorrere i momenti spensierati o anche bui. Quando questa nostra relazione è in crisi, uno schema alimentare con grammi, cibi permessi o vietati, può non essere la soluzione.
Ci focalizziamo su se e quanti grammi di frutta, verdura, carne, pesce, uova, legumi, dolci,…, mangiamo, ma potrebbe essere prezioso anche capire come li mangiamo: se cuciniamo il cibo che mangiamo, se prima di sederci a tavola abbiamo fame, se ci sediamo a tavola o se invece mangiamo in piedi, guardando la tv o pensando alla riunione che inizierà tra venti minuti, se ceniamo con solo il suono delle nostre posate o tra le chiacchiere di qualcuno, se masticando riusciamo a individuare i sapori e se questi ci piacciono, se i profumi di ciò che abbiamo nel piatto ci ricordano qualcosa… Tutto ci potrebbe aiutare a capire la nostra relazione con il cibo, a capirne le abitudini e meccanismi, e, forse, per scoprire e conoscere le nostre forze e i limiti.
Non servono schemi settimanali da imparare a memoria, ma abbiamo bisogno di allenarci a saper scegliere con consapevolezza quello che vogliamo mangiare, ad ascoltare il nostro corpo senza giudizi, ed essere liberi di essere e cambiare come vogliamo.
Questa filosofia è possibile al Centro Libenter, dove anche senza dieta possiamo prenderci cura di noi e dare forma al nostro nuovo rapporto con il cibo.
E scoprire che il cibo può essere il piacere di fare sciogliere lentamente un cioccolatino in bocca, la condivisione di una pasta al pesto preparata al volo per una persona amica incontrata mentre tornavi a casa, la libertà di assaporare delle patatine fritte croccanti, la felicità di aver gustato delle ciliegie senza contare sempre quanti noccioli sono rimasti nel cestino.
Il cibo è emozioni, ricordi e tutto ciò che per noi è importante: non possiamo misurarlo in grammi.