Far parte dell’équipe Libenter in qualità di fisioterapista mi riempie di orgoglio e entusiasmo ma, le domande alle quali ho dovuto trovare risposta sono state molte: quale ruolo può avere una figura come la mia? In che modo posso essere d’aiuto per il progetto che le altre colleghe hanno in mente? Le cose non accadono mai per caso: mi è bastato infatti analizzare per un istante il mio lavoro quotidiano, così pratico, così razionale e concreto, per capire che non sempre arrivi lì dove vorresti arrivare da solo, solo con i tuoi strumenti. Facendo forse un piccolo sforzo mentale, cercando di andare oltre l’apparenza, oltre le convezioni sociali, si può andare oltre il modo comune di pensare e creare un qualcosa di nuovo, di più integrato, di “più”. Ho cominciato a guardare i miei pazienti con il “torcicollo” un po’ oltre il loro collo, così come ho cominciato ad andare oltre alla logica consecutio colpo di frusta, male al collo quindi tratto il collo. Ben presto mi sono resa conto che dietro ognuna di queste problematiche c’è un mondo, il mondo di ogni persona con le proprie esperienze. Vi porto un esempio molto concreto: il paziente incidentato, dimesso dal Pronto Soccorso con un collare e una diagnosi di “colpo di frusta”, quasi sicuramente ha male al collo ma, altrettanto sicuramente, la causa non è solo meccanicamente legata al colpo ricevuto, ma ha a che fare con lo spavento dell’incidente. Il tamponamento infatti arriva all’improvviso: guidi sovra pensiero e nel momento dell’impatto ti spaventi e il tuo diaframma sale rimanendo bloccato in inspirazione. In questa posizione fa da “tirante” alle altre strutture che ha attorno e finisci per avere dolore al collo. La maggior parte delle volte però il professionista tenta di riabilitare il tuo collo, tralasciando il diaframma e la paura legata all’incidente.
Questo è solo un piccolo esempio pratico per evidenziare la strettissima connessione che esiste tra mente e corpo. La famosa frase “mens sana in corpore sano” vale dall’antichità ma oggi si fa ancora tanta fatica a pensarlo e ancora di più a metterlo in pratica. Bisognerebbe forse iniziare a riflettere sul fatto che l’onnipotenza e la “tuttologia” fanno parte di una realtà superata, semplicistica. Oggi conosciamo la complessa interazione che c’è tra mente e corpo ed è davvero difficile che una sola figura professionale riesca a risolvere un problema a 360°. Iniziare a ragionare sull’integrazione di figure professionali diverse potrebbe essere il primo passo verso il cambiamento dove il corpo, grazie alla sua complessità è il grillo parlante delle nostre emozioni, dei traumi, della fatica o della leggerezza della vita. Il Centro Libenter dà valore all’essere umano nella sua interezza e completezza, più della somma delle sue parti.
Un primo passo è la realizzazione di un corso di tecniche del benessere psicofisico: una “testimonianza” di come una psicologa, una nutrizionista e una fisioterapista possano parlare la stessa lingua unite insieme verso un obiettivo comune.
Federica Ribero