Ci teniamo dal profondo del cuore a condividere con voi tutti un pezzetto di quello che è il Progetto Eugenio, un progetto pieno di emozioni ed amore, come potrete vedere dalle parole anonime di una mamma che ha partecipato ad una delle nostre serate. Uno degli obiettivi di questa iniziativa è proprio quello di fornire, non solo ai ragazzi, ma anche ai genitori gli strumenti per navigare insieme ai loro figli gli anni dell’adolescenza, periodo di vita in cui si fa difficoltà a riconoscersi e accogliere.
‘Caro amatissimo figliolo.. dirti che mi ha spiazzata è poco. Ma non siete voi la generazione che non sa più scrivere testi più lunghi di un tweet? Che non sa più usare aggettivi e sfumature e usa solo le emoticon, le sigle incomprensibili, i termini inglesi?
Invece, questa tua lettera, scritta, così intensa, intima, vera..
Questa turbolenza dell’adolescenza è il collo di bottiglia da cui tutti dobbiamo passare, ma anche fare la mamma non è facile sai, non sappiamo mai come prendervi voi ragazzi. Come fai sbagli. Poi una va agli incontri in Parrocchia, sta attenta, capisce tante cose e ce la mette tutta per applicarle, per farli sentire al sicuro questi ragazzi, amati e non giudicati, per avere un atteggiamento collaborativo e non agonistico… Poi invece una riceve una lettera così e non sa davvero da dove iniziare.
E allora inizio da questa CORDA che tu nomini più volte e che mi chiedi di tenere sempre da un capo. Io questo capo della corda non lo mollerò MAI. Questi due capi della corda sono stati attaccati alle nostre due pance per nove mesi, e anche se adesso non la vedi più, sappi che la corda c’è sempre stata in tutti questi anni, e sempre ci sarà, anche se sotto forme diverse. A dirla tutta non è proprio una corsa.. A volte è stato il soffice filo di lana che ho lavorato ai ferri per farti la copertina per la culla quando sei nato. A volte è stato il filo di garza sottile per disinfettarti le ginocchia quando cadevi dalla bici. Una volta è stata proprio la corda con cui era fatta l’amaca nel giardino del nonno. Ogni tanto forse è stato anche un tessuto un po’ fastidioso.. sai come quei maglioni di lana che ti fanno prudere la pelle o quelli sintetici che ti lasciano i capelli elettrici. A volte è stato un abbraccio di seta, morbido e avvolgente. A volte è stato un elastico che diventava lungo lungo e ci allontana lontano lontano.. ma poi con un colpo la distanza si accorciava e ci trovavamo di nuovo vicini vicini.
E chissà in quanti altri tessuti questa corda, questo filo, si saprà trasformare negli anni che verranno. Ma stai sicuro che questo capo della corda lo tengo sempre ben saldo, e che non importa quanto lungo o aggrovigliato o di che materiale sarà, ma quando lo ripercorrerai, dall’altro capo mi troverai sempre ad aspettarti.
La tua Mamma’